La storia di San Floriano
Il palazzo di San Floriano, con l'annesso oratorio, apparteneva alla nobile ed antica famiglia Pogliana.
Lo documenta il testamento di Leonoro Pogliana del 20 Febbraio q630 col quale lasciava erede universale la sorella Virginia con l'obbligo di donare, alla sua morte, la proprietà di San Floriano al fratello Germanico, arciprete, e stabiliva un lascito di quaranta ducati perché fosse garantita la presenza di un sacerdote celebrante nella chiesetta della stessa villa.
In seguito ne divennero eredi le sorelle Erizzo. Successivamente passò in proprietà ai padri Mechistaristi di Venezia, che vi rimasero fino al 1858, anno in cui si trasferirono nella villa Rezzonico, mentre la precedente proprietà passava ai fratelli Abboni e Pietro Violani. Attualmente il proprietario è Enrico Stefani.
Davanti la casa, un vigneto ha sostituito l'antico brolo. Originariamente il brolo era un caratteristico frutteto con orto; in seguito, durante il rinascimento, assunse le funzioni di parco con belle piante ornamentali, adatto alla ricreazione dei signori e al riposo.
Un ampio salone centrale mette in corripndenza l'entrata dalla strada a quella dalla corte, ai lati si aprono le stanze. Ha un solo piano nobile; sotto ci sono le cantine "a volta" come quelle delle ville Manin e Barbarigo.
Le cornici delle finestre e delle porte in pietra di Nanto hanno fisionomia rinascimentale.
Alla destra della casa vi erano i granai e le abitazioni dei dipendenti agricoli, oggi riadattati con la costruzione di 10 appartamenti indipendenti.
Le stalle, con ampi portici ad arco, sono accostate alle adiacenza, oggi riammodernate per ospitare banchetti o come sala congressi, con sala cucina e servizi igienici loro dedicati.
Nell'ampio cortile c'è il seléze in mattoni. La proprietà è completamente circondata da mura.
La chiesetta, dedicata a San Floriano, che ha dato il nome alla località, è situata di fronte alla casa, oltre l'aia. Su questa chiesa il Maccà scrive: "La più antica memoria che io abbia trovato di essa fu un documento del 1266, nel codice de' Feudi". Il P.Barbarano dice che fu fabbricata da Pietro Pogliana, figlio di Odorico III, e restaurata, non sa in quale epoca, da un lorenzo della stessa Famiglia.
Fu quasi completamente rifabbricata da Abbondio Violani.
Fin dai tempi antichi è sempre stata viva, tra i lavoratori del luogo, l'usanza di suonare la campanella del piccolo campanile, durante i temporali, per allontanare il pericolo della grandine.